Stamattina, dopo un ennesimo scontro con i miliziani islamici Al-Shabaab, le truppe etiopiche hanno iniziato il ritiro dalla Somalia, ponendo fine all’incursione dei 3000 soldati di Addis Abeba che era iniziata alla fine del 2006 come una guerra-lampo contro le Corti islamiche.
La guerra si è protratta però per oltre 23 mesi, con 16.000 morti e oltre un milione di persone in fuga. I miliziani islamici, l’ala radicale delle Corti islamiche dominata al Shabaab, combattono per uno stato che applichi la sharia; nei territori sotto il loro controllo hanno già abolito le tv, chiuso i cinema e imposto il velo alle donne.
Senza le truppe etiopiche, rimangono in Somalia solo i 3500 soldati ugandesi e burundesi inviati dall’Unione africana, questi però, per mancanza di fondi, potrebbero partire tra un mese.
Somalia: 1000 morti negli scontri degli ultimi giorni
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martedì 10 aprile 2007 Un Comitato della Somalia riunito per valutare i danni degli scontri degli ultimi giorni ha detto che sarebbero almeno 1.084 i morti degli scontri degli ultimi giorni a Mogadiscio i peggiori da più di 15 anni. I feriti sarebbero circa 4.300 e più di metà della popolazione della città sarebbe fuggita (circa 1.400.000 su 2,4 milioni).
“La nostra è solo una stima e il bilancio finale è destinato a crescere perché noi non abbiamo osato avventurarci al di là delle vie principali”, ha detto all’agenzia Reuters il colonnello Hussein Siayaad, “I cadaveri sono ancora là e ci vorranno settimane per raccoglierli tutti”.
Somalia: a Mogadiscio ancora scontri – Wikinotizie
Somalia: a Mogadiscio ancora scontri
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domenica 1 aprile 2007
Secondo gli abitanti locali, verso le 8.30, dei colpi di mortaio sono esplosi nella capitale della Somalia, Mogadiscio; provenivano dalla zona a sud dello stadio cittadino più importante e hanno diffuso il panico. Questo è il quarto giorno di combattimento tra le truppe somale ed etiopi da una parte e le milizie islamiche dall’altra.
Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, i combattimenti di questi quattro giorni sono i più gravi da almeno 15 anni.
«Siamo sotto un pesante bombardamento. I colpi di mortaio vengono sparati dalla zona sud di Mogadiscio. La gente è molto spaventata», ha riferito un abitante del quartiere della capitale, Tawqif, che ha preferito non rivelare il suo nome.
Gli scontri sono iniziati per via dell’offensiva scagliata da parte delle truppe etiopi, accompagnate da carri armati ed elicotteri, contro i rimanenti delle milizie islamiche.
Il numero più alto di vittime si registra però, purtroppo, tra i civili. Sono infatti circa 200 i morti e gli ospedali sono sovraffollati e i feriti non riescono a volte ad entrare o a trovare posti letto.
Nel frattempo l’organizzazione Human Rights Watch accusa Etiopia, Kenya e Usa di avere un programma segreto di detenzione dato che molti somali fuggiti sono misteriosamente scomparsi.
28 luglio 2006 A Baidoa, nel sud della Somalia, il ministro per gli affari federali somalo Abdallah Isaaq Deerow è stato ucciso da un killer mentre usciva dalla moschea. all’esecuzione ha partecipato un reporter dell’Associated Press, che ha affermato di avere visto un uomo sparare tre colpi di pistola contro il ministro, per poi fuggire di corsa facendo perdere le proprie tracce.
Deerow era impegnato nella costruzione di una maggioranza parlamentare che destituisse il presidente del consiglio Mohammed Ali Gedi. Il ministro ucciso, tuttavia, non era fra i 18 che avevano annunciato le proprie dimissioni per protestare contro il premier, accusato di non essere stato capace di riportare la pace nel Paese.
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Le Corti Islamiche verso la guerra santa con l’Etiopia
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22 luglio 2006
Una strada di Mogadiscio
Le truppe etiope sono rientrate in Somalia, questa volta passando per la città di Wajid. Questa è la seconda volta che l’Etiopia sconfina in territorio somalo, e il capo delle truppe delle Corti islamiche ha deciso di passare al contrattacco. Mentre aspetta a Dusa Mareb, capoluogo del Mudug, trattando con le varie faioni del movimento riguardo l’impostazione da dare alla nuova Somalia, in un intervista il colonnello-sceicco Hassan Daher Aweis ha incitato i somali alla guerra santa contro l’Etiopia.
L’effetto delle dichiarazioni di Aweis sono state influenti: dopo la preghiera del venerdì, molte persone sono scese in strada per manifestare pieno sostegno alle Corti islamiche, che nei giorni scorsi hanno occupato la capitale della Somalia scacciando i signori della guerra sostenuti dagli Stati Uniti d’America.
E proprio secondo gli Stati Uniti, Aweis sarebbe il braccio di Al Qaida in Somalia: nel settembre 2001 lo sceicco guidava una manifestazione a sostegno degli attentati dell’11 settembre 2001, organizzati proprio dall’organizzazione terroristica di Osama bin Laden.
Tuttavia, le fazioni interne alle corti islamiche sono assai variegate: il primo ministro dell’esecutivo Sheck Sharif Sheck Ahmed non ha parlato di guerra santa, ma ha semplicemente chiesto all’Etiopia di rientrare nei propri confini. Tuttavia, il finanziatore e leader degli islamici integralisti, Abukar Omar Addane, spinge verso la guerra, forte del denaro che arriva da Al Qaida.
La divisione all’interno delle corti è stata evidente anche ieri: due capi-corte ieri hanno attaccato (a insaputa dei leader e del primo ministro) la città di Bur Hakaba, provocando un rafforzamento delle truppe etiopi al confine che hanno sempre sostenuto il governo di transizione che si oppone alle corti islamiche.
Intanto da Washington invitano alla cautela: le corti islamiche sono molto forti e lo hanno dimostrato in primavera, sconfiggendo una decina di signori della guerra e vanificando i piani della Casa Bianca nell’area. Per questo si richiede una preparazione meticolosa prima di attaccare frontalmente le corti islamiche.
Si muovono verso il confine anche le truppe del Kenya, che temono l’espansionismo dei fondamentalisti somali, che hanno intenzione di riunire sotto un unico califfato tutte le genti somale, comprese quelle che abitano nel nord del Kenya.
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20 luglio 2006 Oggi alcuni reparti delle truppe etiopi (200 soldati e 23 veicoli armati) sono entrati nella città somala di Baidoa, sede del governo e del parlamento della Somalia. L’esercito etiope non si è trattenuto molto: ha compiuto operazioni di sabotaggio, bloccando i ripetitori delle centraline telefoniche. Lo scopo è rendere più difficili i collegamenti fra le Corti islamiche e il governo di transizione. Ora le truppe etiopi si sono spostate nelle aree limitrofe.
L’Etiopia aveva in precedenza affermato che avrebbe protetto in ogni modo il governo di transizione, in caso le Corti islamiche avessero deciso di attaccarlo a Baidoa: l’operazione di oggi è servita ad impedire che gli infiltrati a Baidoa potessero comunicare con i capi delle corti.
La mossa dell’Etiopia rischia di rendere più difficili i rapporti fra i due protagonisti della guerra civile, il vecchio governo dei signori della guerra, e le corti islamiche. Questa rottura dei rapporti potrebbe far sì che prevalgano all’interno delle fazioni le parti più radicali e restie al confronto, provocando una nuova fiammata di guerra civile.
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In Somalia, Paese devastato dalla guerra civile, i “signori della guerra” hanno ritirato 600 uomini armati dalla capitale Mogadiscio per dimostrare che la città è sicura e favorire il ritorno dell’amministrazione.
Gli uffici del governo di Yusuf Abdullahi (l’ente riconosciuto internazionalmente), infatti, sono tuttora in Kenya e una disputa su dove installarlo ha causato contrasti di potere nel periodo che va dalla sua formazione alla fine dei colloqui di pace di Nairobi del 2004.
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